lunedì 24 ottobre 2011

RDC - Parte DUE


Un mese e passato, e inizia a profumare di Congo.

Gli stessi vestiti che si alternano e che ritorno ad indossare ogni 3 giorni.

Ci sono le due camicie in lino che hanno fatto troppa strada e han deciso di logorarsi e di rimanere appese al palo posteriore della zanzariera del letto.

Le restanti due le tratto come reliquie da utilizzare nei momenti importanti, quindi per il resto del tempo, ci sono le T-shirt marchiate INTERSOS che mi accompagnano nei giorni, nei momenti liberi utilizzo le altre magliette.

Diciamo che ho un guardaroba scarno, all’osso ma per il momento mi va piu che bene, riesco a riempire per meta le tre mensole della camera.

Questo ottobre mi ha dato modo di viaggiare ed osservare un po il distretto dell’Haute Uele, nella provincia Orientale, che chiamarla provincia risulta un po riduttivo, essendo due volte la Francia.

Dopo il primo giorno a Bunia, e la mia installazione a Dungu, centro nevralgico del nuovo mondo, forse, dovrei chiederlo a Jovanotti, ho preso contatto con gli altri due villaggi in cui abbiamo due progetti e diverse attivita.

In primis si e andati a Doruma : cittadella, anzi meglio paesello a 210 km nord rispetto a Dungu. Via gomma ci si impiegherebbe due giorni e mezzo, per via dell’unica strada per meta ancora disastrata e ancora non totalmente sicura.

Quindi voli charter attraverso le compagnie Echo ( Unione Europea) e Monusco ( Caschi Blu U.N.).

Si prenota almeno con due giorni di anticipo, il giorno prima si chiede conferma, dato che normalmente nessuno ti avvisa.

Al mattino stesso si chiama Radio Room, centralino di tutti i voli aerei nella provincia Orientale per conosscere l’ora effettiva della partenza.

Quaranta minuti prima dell’ora X, si lascia la base, si attraversa il fiume su un doppio ponte ad una corsia costruito forse da Italiani nel 1942, si attraversa il centro e si percorrono 15 km direzione PAM, ( non supermercato bensi Progetto Alimentare Mondiale e per il momento nostro fornitore unico di carburante per generatori e mezzi di trasporto). Raggiunto l’aereoporto in terra rossa ( per i geologi appassionati chiamasi qua limonite) ci si affianca alle altre decine di 4x4 delle diverse Ong o U.N.

Poi qualcuno si muove, il piu lesto a notare l’atterraggio del charter, si forma una carovana e si raggiunge la zona di salita. Il check in e diretto con la hostess o lo stuart di turno, un elenco, una firma, un bagaglio nella stiva, uno a mano, pesi e dimensioni ridotte per le altrettante mini dimensioni del velivolo. Si parte.

Doruma : continua la foresta, chi la chiama equatoriale, chi erboricola. Geografi o botanici del mondo, informatemi a riguardo. Thanks.

Di capanne ce ne sono di meno. Giusto tre costruzioni in cemento e mattoni e la chiesa.

L’aereoporto e mini, giusto una striscia di terra rossa, piena di buche e erbacci altri tre metri intorno.

All’arrivo una ventina di bambini guardano i nuovi discesi e salutano ridendo.

Una colonna delle FARDC arriva per un incontro col colonnello, tutti imbracciano kalashnicov, uno attirittura ha un lancia missili, e il primo che vedo da vicino e non mi piace per nulla !

Si va nella nostra base, siamo alloggiati in una vecchia casi di preti, una delle tre case in cemento.

Negli anni 70 vivevano dei preti italiani, c’e ancora un armadio, nel nostro attuale refettorio pieno di libri, sulla chiesa , filosofia e Africa. Degli ultimi me ne prendo un paio.

Due stanze da letto, un refettorio, un uffico e un bagno tutti in fila lungo un porticato nella corte interna.

Tutto appartiene al vescovo di Dungu, un po come negli altri villaggi.

Di fianco due suore gestiscono una grande tenuta come affita camere per gli internazionali.

Alcune voci parlano anche di servizi agli uomini di passaggio. Noi italiani potremmo compararli agli annunci di giovani massaggiatrici nelle ultime pagine dei giornali carta straccia che circolano nelle nostre citta.

Tutti devono campare e le vie del Signore sono infinite.

Tra l’altro in Congo, tra i mille fogli, le firme, le richieste, le procedure che bloccano il sistema , ci si aiuta sempre con un fantomatico Art. 15 che e perentorio : Bisogna Arrangiarsi !

Il faut se débrouiller mes chers amis, bien sure! Bienvenus au Congo. Pas trop différent de l’Italie car même !

Ottima carne di antilope con un sugo rosso con funghi di sotto bosco ci allietano i nostri pranzi, almeno i primi, poi quando inizi a trovare sempre le stesse cose, beh apprezzi a denti stretti, quando poi ti trovi anche la zucca cotta alle 7 del mattino, beh non e proprio tutta questa leggerezza. Ma si mangia tutto, con una bella tazza di the caldo !

Per fortuna ci sono le suore col loro forno che ci preparano pure una torta( 10$) semplice ma decisamente meglio della zucca.

Tra l’altro scopro che Doruma sulla mappa congolese ha anche un altro nome, impronunciabile.

Ancora piu difficile da trovarci !

Ora due costruzioni inizieranno : una scuola e un ambulatorio. in arrivo 620 sacchi di cemento direttamente da Kampala.

Domanda per voi lettori, il primo che risponde avra un pensiero dal Congo :

Se un mattone pesa 1 kg + mezzo mattone, qual e il peso di un mattone ? un po di algebra gente!

Abbiamo preso la macchina e abbiamo attraversato la foresta per 50 km, 3 ore di viaggio, di buche, di aquitrini, di impantanamento . Cosi ho scoperto come funziona il cavo di acciaio sulla testa del nostro Land Cruise. Legato au un grosso albero ci ha tirato fuori.

Arrivo a Masombo, a pochi Km dal confine sud sudanese. Poca gente che parla il francese, il capo comunita. Due arance gustose, un incontro con i saggi e ritorno alla base. Qua ci sara la fornitura eper l'attivazione di un ambulatorio.

Doruma, mi vuole con se, e il giorno della partenza, un mega temporale fa saltare il volo. Quindi anche week end nel villaggio. Giro in moto, enduro per le stradine, nella brousse.

Inizio a conoscere la moto e inizia ad essere figo. Tutte le stradine iniziano a diventare conosciute. Beh tutte, quelle principali, anche se somigliano tutti a dei sentieri.

La settimana e finita, un attacco al basso ventre giusto per ricordarmi dove sono e via sul charter di ritorno a Dungu.

Seconda missione : Duru.

Questa volta via auto, 90 km in 3 ore, una pista appena messa a posto per i primi 30 km ci fanno viaggiare veloci, poi la foresta e tutto va a rallentatore. Boscaglia e 18 km in piena foresta, nessuna capanna, silenzio e migliaia di farfalle colorate nelle pozze d’acqua.

Poi si arriva a Dungu, qui la cattedrale e qualcosa di incredibile, soprattutto nel paesello in cui mi trovo.

Qua la base e da restrutturare totalmente, non ancora abitabile, trovo giaciglio dai soliti preti, questa volta comboniani.

Un piccolo mercato del giovedi convoglia le genti limitrofe.

Arance, arachidi, farina di manioca, cipolle e olio di palma.

Poi troviamo un antilope e un facocero.

Delizie per il palato, carne morbida, accompagnata dai soliti fagioli e da una boulle di manioca o del riso.

Conoscenza col comandante delle FARDC e con il maggiore dei caschi blu U.N.

Opzione futura possibile, viaggio in elicottero. Gia annotata nel block notes.

Il fango diventa amico, anche se la macchina rimane bloccata piu volte, ci conosciamo un poco, ci conosceremo sempre meglio.

Ritorno a Dungu, per il week end. Serata tra internazionali e orticello da coltivare. Melanzane, pomodori, basilica, prezzemolo, carote.

Immaginate sole caldo e acqua continua, tutto cresce veloce. Cosa si potrebbe piantare in un terreno cosi ? Consigli gente ! Sempre apprezzati !

Da Dungu a voi !

domenica 9 ottobre 2011

RDC - PARTE I

Nuova partenza , questa volta RDC, Repubblica Democratica del Congo.

Proviamo a spiegare un po.

Premessa : ho la tastiera in inglese, quindi diventa lungo il procediemnto per mettere gli accenti, per risolvere il tutto, non ne mettero.

Quindi ripartiamo dall’ RDC, per quanto ne so, quindi poco.

Indipendente dal Belgio da 51 anni, e il secondo stato piu grosso d’Africa, second solo all’Algeria, dopo che il Sudan si e diviso in due.

Possiamo dire tanto per intenderci 4 volte la Francia.

Io lavoro nel nord est del Paese, nella regione Orientale, nel Distretto del Haute Uele, giusto al confine con Sud Sudan e Repubblica Centro Africana, al 6 grado nord dall’equatore, possiamo dire quindi nel cuore pulsante dell’Africa.

Ora, mese di ottobre, siamo in piena stagione delle pioggie, a differenza pero dal periodo iniziale, dove ci sono stati urgani con tetti divelti e tutto allagato, ora la situazione e piu tranquilla: inizia ad aumentare la temperature, tutto e umido e cresce il calore fino all’arrivo delle nubi, le quail si addensano una sull’altra e scoppia il diluvio, un potente ma calmo diluvio. In poco tempo tutto e allagato, soprattutto i mille sentieri di terra rossa intorno a me. Dopo un’ora di pioggia tutto ricomincia, fango ovunque e fresco gioviale.

Lasciamo il meteo per riprendere un po di geografia , con google map : quindi siamo in Haut Uele, precisamente nel villaggio di Dungu, uno dei piu grandi villaggi della zona.

Dungu si e ingrandito grazie allo stanziamento delle forze nazioni unite, la Monusco. C’e una squadra dal Guatemala che si occupa della logistica, l’Indonesia come genio ( ingenieria, etc.) e il Marocco come forza lavoro.

In piu vi e anche una base delle Nazioni Unite : il PAM ( Programma Alimentazione Mondiale), UNICEF, UNHCR ( Alto Comissariato peri Rifugiati), UNDP ( Programma di Sviluppo UN).

Oltre a sto ammasso di gente internazionale , bisogna sommare anche le ong internazionali : dal Canada, Inghilterra, Francia, Belgio, Italia, Danimarca.

Tutto questo modno non locale ha portato ad un aumento di gente, dovuto al commercio, ma soprattutto alla richiesta di personale locale.

Quindi questa e una piccola presentazione di Dungu, mio futuro centro nevralgico. Da specificare che seppure sono arrivati tutti questi internazionali i prodotti dalla alimentare alla costruzione, ve ne sono pochi con un elevato prezzo. Questo comporta l’acquisto nella citta piu vicina di Bunia ( vicina e un modo di dire, come da Torino a Roma, peccato che le strade non sono le stesse).

Quidni trasporti via gomma nella peggior delle ipotesi, per grandi quantitativi, trasporto aereo nelle miglior delle ipotesi.

Questo e Dungu, mia futura base. Da qui posso partire o per Bunia appunto per vari rifornimenti, o in missione nelle altre due basi : Doruma e Duru.

Entrambe ad una quindicina di km dal confine sud sudanese.

Entrambi piccolissimi villaggi di una decina di anime.ente vivi di sussistenza coltivando i propri campi.

Tutto questo e l’aspetto geografico.

Significativo , ma solo in parte.

Aspetto molto piu importante e la figura delle forze armate nel territorio. Quidni ora un po di storia.

Siamo nel nuovo millennio, gia da qualche anno, quando la LRA ( Lord Resistency Army = Armata di Resistenza del Signore) forza militare ribelleugandese in contrasto con il governo ugandese, dichiara guerra.

Dopo alcuni scontri pesnati, la LRA scappa dall’Uganda e arriva in RDC e Sudan.

Quindi compie diverse incursioni sul territorio, dove uccide, violenta e massacra gente indifesa dei villaggi.

L’apice lo si raggiunge nel 2008 a cavallo tra Natale e Capodanno, dove perdono la vita piu di 1000 persone.

Dopo questa dura e violentissima azione, gli stati di Uganda, RDC e Sudan con l’appoggio delle Nazioni Unite decidono di fermare questo massacro e inviano le proprie truppe.

Ritornando ai giorni nostri e negli ultimi mesi, qual e la situazione attuale ?

Ebbene tutto questo smuovere di morze non ha portato i risultati aspicati.

Le forze armate dell’LRA, sono fuggite in Repubblica CentroAfricana, dove si pensa stia progettando piani future, sul territorio Congolese si pensa ci siano ancora 350 unita di military che si porano al seguito donne e bambini.

Questi producono ancora piccoli incursioni, nascosti nelle foreste, principalmente per derubare i passanti di viveri.

Oltre a loro pero si sono aggiunti l’esercito regolare ugandese, che pero non e riconosciuto dall’esercito regolare congolese, e quindi giudicato come ribelle, e a seguito le stesso esercito congolese.

Entrambi gli eserciti, sparsi sul territorio, hanno provocato gli stessi guai dell’LRA : stupri, violenze fisiche e mentali, incarcerazioni senza processi.

Alle loro azioni, sono nati altri piccoli eserciti di ribelli in diverse aree che chiedono indipendenza e stufi dei soprusi attaccano l’esercito congolese.

Tutto questo muovere di armi e ingiustizie ha fatto si che piu di 350.000 persone ha iniziato a lasciare la sua terra natia per trovare rifugio in una citta piu grande, in un altro distretto, un altra regione o addirittura un altro stato.

In RDC ora, vi sono rifugiati dal Sud Sudan e dalla Republicca Centro Africana e decine di migliaia di sfolalti congolesi impauriti e senza un orientazione su dove andare e chef are della propria vita.

Con la mia ong, abbiamo due progetti, uno riguardante la protezione dei profughi, con l’allestimento di alcuni campi e con il monitoraggio in diversi villaggio lontani dalle grandi comunita al confine con Sud Sudan e RCA e un altro riguardante l’educazione, per migliorare l’insegnamento i questi villaggi isolati e quindi migliorare le condizioni future di vita di piu di 3000 bambini e bambine.

Questo un po a grandi linee il quadro che ho captato dopo due settimane di RDC.

per qualunque domanda e scambio di informazioni, potete contattarmi, sapedno che le risposte non sranno sicuramente immediate.

Da Doruma, per ora e tutto. Da Belin il Benin, sezione RDC.

Buona giornata.

Nico – Logista in Provincia Orientale - RDC

lunedì 9 maggio 2011

ATTIVIAMOCI GENTE

Ciao
Sono Niccolò Minetti,
l’anno scorso ho fatto un anno di Servizio Civile in Benin,piccola nazione dell’Africa dell’Ovest dove ho lasciato parte del mio cuore.
Umanamente sono ricchi, tanto ricchi di gioia, voglia di vivere e fratellanza continua.
Purtroppo di questo non si vive e nella maggior parte dei posti dove passavo le mie giornate molti bambini soffrivano di beni per noi ovvi e in ogni caso indispensabili e primari.
L’accesso all’acqua era lontano qualche centinaia di metri e non in ottimo stato











Difficilmente riuscivano ad avere tre pasti giornalieri, che comunque consistevano di un bicchiere di latte condensato, acqua calda e un cucchiaino di zucchero per colazione, una mestolata di mais insipido con salsa di acidissimo pomodoro concentrato per pranzo e una mestolata di farina cotta di manioca (gari) con salsa di arachidi per cena.
Questo , nelle migliori delle ipotesi, si ripete ogni giorno, e pur essendo misero e debilitante consumare quotidianamente gli stessi alimenti, non integrandoli con verdure o carni, essendo troppo care, è ancora consuetudine vedere bambini che non riescono comunque ad avere questi tre pasti giornalieri.




Nelle mie varie attività ho conosciuto tre suore dell’ordine delle Orfeline, due anziane e una giovane che da 20 anni cercano di aiutare i bambini del villaggio di Azowlissé e dintorni (circa 10.000 abitanti), soprattutto quelli più vulnerabili e fragili: bambini orfani o abbandonati dai propri genitori perché impossibilitati nel mantenerli sia a livello alimentare, educativo e sanitario, bambini malati, bambini disabili.



Le ho incontrate nel loro centro, un edificio spoglio e semplice con le pareti ingiallite e scrostate ma con un calore dentro difficile da trovare nelle nostre migliori scuole.
Il centro è per sole ragazze, anche se i maschietti fino ai 5 anni possono rimanere, in cerca di altri posti quali i centri dei Salesiani dove invece rimangono solo ragazzi.
In questo momento il centro ha 40 posti letto ma i bambini sono 55.
Principalmente sono ragazze dai 6 ai 17 anni, anche se una decina non vanno ancora a scuola.

Queste tre suore da sole non riescono a mandare avanti il centro, è per questo che ho dato loro la mia parola che voglio aiutarle e che le aiuterò, utilizzando le mie possibilità e forze nell’accompagnarle nel loro cammino, volto ad un altruismo immenso verso le persone bisognose.
Ho promesso di sollevarle da impegni gravosi aiutandole ad esempio nell’acquisto del cibo: bene necessario e primario, è per questo che calcolando bene per i tre pasti giornalieri procapite sono arrivato a scoprire che bastano 10€ al mese per coprire tutti i bisogni alimentari di un bambino.



Sono solo 33 centesimi al giorno!



Un altro aspetto importante e quotidiano purtroppo è la malaria, una malattia tremenda che uccide ogni anno in Africa più di 9 milioni di bambini. Per questo ho pensato che sia possibile coprire le spese delle zanzariere per i 40 letti. Ogni zanzariera impregnata di un repellente contro le zanzare costa 6€.
Infine, altro aspetto che per il momento vorrei occuparmi è il settore educativo, sempre a livello di prima necessità.
Ogni bambino che vada a scuola deve possedere la divisa, senza la quale non gli è permesso di entrare in classe.
Questi ragazzi utilizzano 5 giorni a settimana da ottobre a luglio la divisa e questo fa si che a fine anno sia logora e impossibile da utilizzare per l’anno successivo.
Ogni divisa fatta e finita dalle sarte di Azowlissé costa 6€ .
Questo è solo l’inizio: laggiù in Benin, nel villaggio di Azowlissé, nel centro delle suore Orfeline, 55 bambini necessitano di un aiuto!
Grazie ad un mercatino di natale, questa primavera sono riuscito a coprire le spese delle forniture scolastiche per le 45 ragazze in età scolare, del latte in polvere per la colazione per 3 mesi e di 400 kg di mais.

Ora ho bisogno di più persone, piccole e grandi che possano attivarsi con me per aiutare questi bambini!
Ho dato la mia parola a queste tre suore e per quello che sarò in grado di fare cercherò di aiutare questi bambini a crescere, cercando di migliorare il più possibile le loro condizioni di vita.
Quindi se volete rendervi utili e attivarvi pure voi potete dare una mano con:



6€ per l’acquisto di una zanzariera



6€ per l’acquisto di una divisa scolastica

10€ / mese o 120€ /anno per 3 pasti giornalieri per un bambino

Potete tranquillamente lasciare la vostra donazione in questo luogo, dove persone fidate e amiche potranno fare da tramite, lasciando un vostro nominativo, un contatto elettronico e a quale delle tre volete dare una mano ( una non esclude l’altra!!!)
In qualunque momento potrete contattarmi per avere informazioni più precise, Vi posso lasciare il numero di telefono delle suore per chiamarle direttamente e scoprire quello che stanno facendo ( in francese )!!





La mia email: nicochiamamondo@gmail.com
Il mio telefono: 3490684213

IBAN: IT66 K 05608 10300 000000020404

( datemi vostro nominativo e come volete che siano spesi es: Asia Belvedere - adozione cibo)

Grazie di cuore,
Buona Vita
Niccolò

mercoledì 12 gennaio 2011

Buon 2011

A mente fredda, in tutti i sensi, Asti non è Cotonou, 35 gradi di differenza

La mia mente non è ancora del tutto qua

Ci sono immagini, sensazioni, fatti indelebili che quotidianamente mi tornano alla mente

Vedo lo scorrere del tempo nostrano e un po’ mi preoccupa

Tutta questa fretta, questa agitazione nel fare le cose.

Giusto una domanda. Perché?

Tutto questo correre, agitarci ci da felicità?

No, dico io, a me proprio per niente.. non si sa mai che in questo mondo variegato ci sia qualcuno che in tutto ciò sta bene

Spero di si, se no siamo tutti un po dei deficienti perché seguiamo il ritmo della società e non quello del nostro corpo, della nostra anima.

Non voglio entrare nello spirituale, nell'astratto che poi diventa difficile capirci qualcosa.

Ma troviamo del tempo per pensare, riflettere su noi stessi? Sulla nostra vita? Sullo scorrere del tempo?

La vogliamo così?

Siamo Noi padroni della nostra vita. La famiglia, gli amici, il gruppo, il lavoro, l'amore è solo il contorno di questa bella portata che siamo Noi Stessi.

Quest'anno ho augurato alle persone a me care solo una cosa, piccola e semplice che può risultare addirittura banale: un respiro.

Respirate gente!

A volte basta un respiro per vedere le cose come stanno, nessuna montagna da scalare, o dirupi da scendere, o oceani da attraversare, semplicemente azioni che la vita ci porta a compiere!

Provare per credere, un respiro, che sarà mai? Non trovate il tempo per voi stessi, 5 minuti per respirare solamente, nessuna altra azione, solo aria che entra e che esce, lentamente, dolcemente.

Questo il mio augurio per questo 2011.

sabato 11 settembre 2010

BAMBINA

Bambina per terra che dormi

Ascolti la pioggia che cade

Un lenzuolo sul pavimento

È già un respiro soave

NOI

La nostra individualità è un dono, qualcosa di potente, prezioso; non usiamola come una chiusura all’altro, un muro.

Non è un’ottusità, bensì una profondità.

Troviamo il tempo di pensare, ragionare con la nostra testa.

Smettiamo per un momento di ascoltare l’altro.

Ci distacchiamo dal mondo solo quando abbiamo un beneficio, un premio che vogliamo tenerci per noi stessi.

Ma stiamo sempre ad ascoltare l’altro sempre, soprattutto se quello è il più forte, il più grande, il più bello, il più potente.

Difficilmente ascolteremo l’escluso, il diverso, l’altro.

Abbiamo paura di fare il primo passo, aspettiamo, non rischiamo, abbiamo paura.

Capita che non osiamo chiamare un amico, un invito a cena, un incontro, un saluto.

Potremmo disturbarlo, avrà qualcosa importante da fare e così rimaniamo sempre più soli, distaccati dal mondo.

Abbiamo paura di fare qualcosa che ci renderebbe felici, figurarsi fare qualcosa di cui non conosciamo gli esiti.

Paura di dare una carezza, perché l’altro non la possa accettare, paura di abbracciare l’altro.

Mi è capitato più volte di fare il primo passo e ho visto poi negli occhi dell’altro felicità, tranquillità, serenità.

Non possiamo aspettare che sia sempre l’altro a fare il passo.

Immaginate all’ora l’ultimo venuto, uno straniero, come può lui, fare il primo passo? In una terra che non conosce, senza punti di riferimento, con mille occhi puntati addosso, ascolta voci che sussurrano di lui ma non capisce.

E qua almeno ho la fortuna vhe la gente mi considera, mi chiama, mi chiede semplicemente come sto.

È usanza qui prima di prendere un taxi,salutarlo e chiedere come sta, se il lavoro è andato bene.

Occupa giusto 30 secondi, ma dopo mi smebra di viaggiare con qualcuno che conosco, di fiducia.

Scendo dalla moto, lo pago, lo saluto, rido e gli auguro buon lavoro e buona giornata.

Ogni mio viaggio in moto è una conoscenza, seppure banale e superflua, difficilmente vedo l’altro come uno straniero.

Questo mi fa vivere sereno.

Sereno in un posto, dove alla sera, attraverso vicoli scuri, cammini di sabbia e pietre, passanti che nel buio non noti. Ma sono sereno.

E da noi invece che succederebbe a girare in posti bui, da solo?

Mi chiedo se davvero noi abbaimo tutta questa serenità!

E non è un pacchetto sicurezza che ci fa vivere più spensierati, anzi viviamo ancora più nell’angoscia.

Un terrore che non ci fa apprezzare le bellezze della vita coem una passeggiata notturna in solitaria o in coppia.

Ci viene facile parlare di sviluppo, di miglioramento.

Sono le nostre città un buon esempio?

O forse è meglio se ci guardiamo negli occhi e ci rimbocchiamo le maniche per fare delle nostre case un posto migliore per vivere.

venerdì 6 agosto 2010

Ego

Io, io chi sono? Un individuo che si è mosso, che ha voluto conoscere qualcos’altro.
Eh, ti dicono, ci vuole coraggio, non è facile, deve essere dura, laggiù, in quei posti, complimenti.

Sento tutto questo e un po’ mi vergogno di sentirlo.. coraggio per cosa?
Perché vado a fare per qualche mese un’esperienza che per milioni di persone si chiama vita?
Non è facile.. si in effetti non è facile arrivare in un paese dove la maggior parte della gente non ha acqua corrente ed elettricità, o dei muri da ripararli dalla pioggia, una zanzariera a difenderli dalle migliaia di zanzare che ogni notte ti attaccano, gente che non può permettersi di curare una banale tosse che può portarla dopo qualche mese alla morte.

Non è facile vedere una bambina di quattro anni attraversare la strada da solo e venir investita da una moto, un autista sbadato che saluta la gente con dietro una madre una cesta e due bambini.
La bambina si salva, e non perché si chiama Deogracia ma perché sua mamma è la governante della casa dei bianchi, quelli hanno un auto a portarla alla città vicino, dove le possono fare delle lastre e metterle un gesso e addirittura possono riaccompagnarla ogni settimana per una visita di controllo. La bambina, quattro anni si è rotta femore, bacino, qualche costola e respira a fatica. Ma vive.

Non è facile veder tutto questo e ritrovarti in cima alla piramide di questa società; molto meglio essere nei bassifondi di quella società che si dichiara evoluta, emancipata, sviluppata,democratica.
Laggiù ti senti al sicuro, ti lamenti perché il lavoro non ti piace, perché l’auto ha un finestrino che funziona male, perché la ragazza ti ha lasciato, perché alla televisione non c’è nulla di interessante da vedere, perché il presidente della tua squadra di calcio non ha comprato il grande campione, perché bisogna fare la tessera per entrare in quel locale.

E io dovrei essere venuto qui per dare una mano a questa società, per cambiarla nella nostra?!

Ringrazio qualche amico che prima di partire mi ha lasciato un libro di Marco Aime. Parla di democrazia e dato che non sarei capace di esprimermi come lui, ne lascio un estratto.

Ci siamo avvolti nello stendardo della democrazia , l’abbiamo sbandierata, fino a ridurla a slogan quasi vuoto, marchio di fabbrica di un’officina che ha cambiato operai, produzione e modo di produrre.
Democrazia significa saper accettare la diversità, saperla accoglierla al proprio interno, discutere con l’altro, riconoscerlo. In una democrazia tutti i valori solo ugualmente legittimi, purché non ledano i diritti degli altri. Devono esserlo. Una vera democrazia deve arrendersi alla lenta e tormentata pratica della discussione, attraverso la quale costruire una forma di convivenza.
Democrazia e verità assoluta, democrazia e dogma sono incompatibili.
Bisogna saper praticare la difficile arte del dubbio.

Il dubbio, forse è un po’ questo il nostro problema, dubitiamo ancora di qualcosa?
O prendiamo tutto come oro colato? Verità assoluta!

La notizia alla televisione, la guerra necessaria, i clandestini criminali, la mancanza del lavoro, il pacchetto sicurezza.

Sarà che da fuori ho una visione più distaccata, ma ho la sensazione, o meglio dire, il dubbio (a voi di pensarla come meglio crediate) che siamo una società di pigri, annoiati, senza troppa voglia di vivere, una società che sopravvive.
Anche qua, dove mi trovo io ora, la gente sopravvive, ma è un’altra sopravvivenza, è un altro stadio,qua si è in continua salita, si suda per aspirare a raggiungere la meta, lì da voi (in questo momento posso dirlo) si è in discesa rapida verso un abisso di nulla, di svogliatezza, di attesa.

Siamo un po’ quel popolo che a scuola era definito “ha le capacità ma non si applica”.

E più passa il tempo e più ci dimentichiamo delle nostre capacità.
Invecchiamo nelle nostre incapacità, disabili a vivere per nostra scelta.

Viviamo in una società di usa e getta, il capitalismo ci ha fatto arricchire e il consumismo ci fa scialacquare. Questa sta diventando la nostra attività preferita. Questa la nostra vita.
Tutto questo ci ha portano a noi stessi, io, quell’ego insensibile all’altro, l’occhio di bue puntato solo su di me, il resto è ombra, non me ne interesso.

Il cinema come luogo di incontro è diventato luogo di consumo, da passarci la giornata, hanno inventato il multisala, entri alle 15 e esci alle 22, fai merenda vedi il film fai cena e torni a casa, e in tutto questo sei riuscito a non parlare con nessuno, se sei proprio sfortunato sei stato costretto a salutare qualche conoscente, ma un veloce ciao, ti ha levato l’incombenza di soffermarti a parlare.
Meglio la prossima volta che hai voglia di film, rimanere a casa davanti al tuo plasma 52 pollici, dolby surround, pizza al microonde. Tu e il film. Libidine!

Anche il bar lo segue a ruota, arrivi con i due amici, ti siedi al tavolo e consumi, negli altri tavolini c’è qualcuno che conosci ma se proprio ci devi parlare aspetti che sia lui a venire da te. La comunicazione al tavolo tocca argomenti epici, la figa di turno, il derby perso, il negroni un po’ annacquato, il locale per il dopo-cena. Nelle due ore passate al bar sei riuscito a lasciarci 20 euro e a NON parlare con 50 persone.

Il meglio poi è la discoteca, volumi allucinanti, nemmeno un ciao, come va è fattibile. Prendi qualcosa per prenderti bene, da solo non ce la fai. Ti muovi alla cacchio di cane. Esci barcollante, ti risvegli il giorno dopo e non ti ricordi un tubo, questo è vivere?

I soldi non fanno la felicità? È che senza soldi siamo disperati, non sappiamo più come divertirci!
Preferisco vedere 5 minuti Deogracia, tutta ingessata, prende un pezzo di banana fritta e se lo butta in bocca. Sorride.